Contro la deplorevole pratica del cosiddetto “revenge porn”, ovvero l’illecita diffusione di immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, il Garante per la protezione dei dati personali ha annunciato, con una informativa del 5 marzo 2021 (pubblicata sul proprio sito web), di aver realizzato un canale attraverso cui le persone che temono che le loro foto o i loro video intimi possano essere diffusi senza il loro consenso su Facebook o Instagram potranno segnalare questo rischio e ottenere che le immagini vengano bloccate.
Dall’8 marzo 2021, dunque, i soggetti maggiorenni che temono che le proprie immagini intime, presenti in foto e video, vengano condivise, potranno consultare la pagina dedicata sul sito dell’Authority, al fine di segnalarne l’esistenza in modo sicuro e confidenziale a Facebook e farle bloccare.
Tale segnalazione potrà avvenire tramite la compilazione di un modello rinvenibile al link (MODELLO di segnalazione al Garante per impedire pratiche di revenge porn), che, in particolare, consentirà all’interessato di sottoporre al Garante le informazioni del caso e di caricare – tramite link trasmesso da Facebook all’indirizzo mail indicato dal segnalante – le immagini o i video oggetto di segnalazione. A fronte del caricamento, Facebook codificherà l’immagine o il video con un codice hash in modo che il contenuto non sia riconoscibile ad occhio nudo.
In correlazione alla nota informativa dell’Authority, inoltre, si rileva un “Vademecum informativo su Revenge porn e pornografia non consensuale”. Il documento illustra alcuni suggerimenti del Garante circa metodi di tutela e prevenzione dal fenomeno in parola. In particolare, sono evidenziate, inter alia, indicazioni relative:
- all’opportunità di contenere la condivisione di propri video o foto;
- alla cancellazione dei dati riferiti all’interessato;
- a tecnologie di intelligenza artificiale comportanti rischi di distorsione in termini di revenge porn (si pensi ad es. al cosiddetto “deepnude”);
- ai canali istituzionali presso cui le vittime da revenge porn possono denunciare il reato.