L’autorità di controllo per la protezione dei dati spagnola (AEPD) ha inflitto una sanzione da 2 milioni di euro alla branch spagnola di Amazon.
Per l’assunzione di corriere la filiale spagnola del colosso dell’e-commerce chiedeva ai candidati vari documenti, tra cui anche un certificato di assenza di precedenti penali, documento che veniva anche inviato ad altre filiali della multinazionale con sede al di fuori dell’Unione Europea.
Quando all’epoca dei fatti il caso era stato sollevato dai sindacati, Amazon aveva motivato che la verifica sulla fedina penale dei candidati era necessaria per assicurare un livello adeguato dei propri standard qualitativi e “per garantire la sicurezza e la fiducia dei clienti“, e si era difesa sostenendo che il certificato acquisito veniva conservato per soli due mesi e non forniva espressamente dettagli sui possibili precedenti penali dei vettori autonomi, trattandosi di un foglio bianco che si limitava ad attestare che nel casellario giudiziale non risultava “nulla” a carico dell’interessato.
Inoltre, la società aveva dichiarato di aver regolarmente informato gli interessati che dette informazioni avrebbero potuto essere trasferite a determinati soggetti collegati ad Amazon e situati al di fuori dello Spazio Economico Europeo.
Dopo aver indagato sulla questione, l’Autorità spagnola ha concluso che la Amazon Road Transport Spain SL abbia violato l’art. 10 del Regolamento (UE) 2016/679 in relazione al trattamento di dati di natura penale mediante il consenso dell’interessato, classificando l’infrazione come “molto grave”.
Infatti, secondo il precitato articolo del GDPR il trattamento dei dati personali relativi a condanne penali e reati per finalità diverse da quelle di prevenzione, indagine, accertamento o perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, può avvenire “soltanto sotto il controllo dell’autorità pubblica o se il trattamento è autorizzato dal diritto dell’Unione o degli Stati membri che preveda garanzie appropriate per i diritti e le libertà degli interessati”, motivo per cui Amazon non era legittimata a richiedere il certificato di casellario giudiziale a coloro che si candidavano per collaborare con la società, neanche per tutelare i propri legittimi interessi.
Per tali motivi, il garante per la privacy spagnolo ha ordinato ad Amazon Road di adeguarsi alla normativa sulla protezione dei dati personali entro un mese, confermando entro la stessa scadenza di aver ottemperato a tale obbligo, proponendo una sanzione di 2 milioni di euro che la società potrà impugnare dinanzi l’Alta Corte Nazionale, anche se da parte sua Amazon Road ha comunque precisato che aveva smesso di richiedere i certificati giudiziali già dal marzo 2020, e che di fatto si era già adeguata ancor prima della conclusione del procedimento sanzionatorio.